Investire per obiettivi: Fondi attivi vs Fondi passivi

Qui ti voglio spiegare come iniziare ad investire se sei alle prime armi e non vuoi commettere gli errori della maggior parte degli investitori italiani, che spesso non investono per raggiungere determinati obiettivi, ma per ottenere il profitto senza avere un piano finanziario definito.

 

– Quali sono gli obiettivi di investimento?
– Esempi reali di obiettivi finanziari
– Cosa sono i fondi comuni di investimento?
– Fondi attivi vs Fondi passivi

 

Ci tengo a precisare che questi non sono assolutamente consigli di investimento perché in quel caso avrei bisogno di conoscere la tua situazione patrimoniale e instaurare con te un rapporto contrattuale in maniera tale da seguirti costantemente.

 

Innanzitutto partiamo dal presupposto che non si investe scegliendo lo strumento migliore, ma scegliendo gli obiettivi più importanti della tua vita perché solo in questo modo avremo la motivazione giusta per ritagliare la fetta adeguata per i nostri investimenti; investire per avere più soldi non è una motivazione e non ci servirà per raggiungere alcun obiettivo.

Quali sono gli obiettivi di investimento?

Si parla sempre di investire per obiettivi, ma molti investitori non hanno ben chiari questi obiettivi, la consulenza finanziaria serve anche a questo: a raccogliere le tue esigenze, e trasformarle in obiettivi e tradurli in un piano finanziario utile a raggiungerli.

Ti faccio degli esempi reali:

  • Alessio è un mio reale cliente di 32 anni e non ha mai investito prima d’ora, vuole comprare casa, crearsi la sua famiglia e dare una sicurezza ai suoi figli, una sicurezza che lui non ha avuto, perciò sa bene cosa significa non avere alcuna base di partenza.

 

Alessio non ha conoscenze in tema di investimenti e con il lavoro, lo sport e gli hobby non riesce a ritagliarsi del tempo per diventare un investitore professionista.

Fortunatamente Alessio è in grado di accendere un PC, di fare una ricerca su Google e di confrontare un professionista che fa i suoi interessi da un professionista che fa gli interessi di qualcun altro.

Scopre che esiste un Organismo dei consulenti finanziari vigilato dalla Consob.

 

Questo organismo si chiama OCF e comprende un albo con 2 sezioni ben distinte: la sezione dei consulenti finanziari fuori sede, quei consulenti che lavorano per la banca, vendono strumenti su cui la banca fa delle vere pressioni commerciali e da cui percepiscono una provvigione; la sezione dei consulenti finanziari autonomi, che sono slegati dagli interessi delle banche,  spesso lavorano con un ufficio di analisi indipendente, non percepiscono alcuna remunerazione dagli strumenti che vendono perché l’unica cosa che vendono è la competenza, il costo è una parcella trasparente e i costi degli strumenti sono nettamente inferiori perché vengono selezionati solo strumenti efficienti che portano del rendimento al cliente.

Alessio ha capito il vantaggio e si è rivolto a me come consulente per costruire il suo primo piano finanziario; non si è mai interessato alla pensione perché pensava che fosse troppo presto e non si è mai avvicinato agli investimenti perché pensava che fossero pericolosi.

 

Con Alessio abbiamo fatto una simulazione della sua età pensionabile ed essendo lavoratore autonomo si è reso conto che andrebbe in pensione quasi a 70 anni con una retribuzione nettamente inferiore rispetto all’attuale stipendio.

 

Perciò, avendo davanti i numeri non ha più voluto aspettare un minuto per iniziare a costruire il suo piano previdenziale: in primo luogo si è posto l’obiettivo di colmare quel gap tra l’attuale stipendio e la sua futura pensione e come secondo obiettivo ha voluto costruire un piano d’accumulo che gli permettesse di smettere di lavorare prima e iniziare a godersi la vita.

“Il lavoro rende liberi” è un concetto ormai parecchio antiquato e al giorno d’oggi la libertà ce la possiamo sognare.

Ti ho fatto questo esempio per farti comprendere concretamente uno degli obiettivi più comuni di investimento.

 

Ho fatto un articolo che sottolinea l’importanza di iniziare prima possibile, ti riporto una tabella riassuntiva di quell’articolo in modo che ti possa rendere conto di quanto sia importante iniziare subito.

Immagini articoli

Ho costruito questa tabella partendo da un’ipotesi: se un ventenne inizia ad investire 200 euro mensili con uno strumento che rende l’8% annuo, arriva a 60 con un montante finale di 671.474 euro mettendo 72.000 euro di tasca propria, invece per raggiungere lo stesso risultato partendo ad investire a 40 anni dovrà mettere 271.720 euro di tasca propria con una quota mensile di 1.132 euro

 

Ovviamente ci sono anche le tasse da pagare sul profitto in Italia, il 26 % sul profitto realizzato.

 

Come puoi notare la differenza è abissale perché il tempo negli investimenti è il vero carburante.

 

Il tempo sommato ad un piano finanziario vincente, costruito con gli strumenti efficienti insieme ad un professionista che fa i tuoi interessi, è la ricetta per raggiungere realmente i tuoi obiettivi.

 

Eccoti un secondo esempio reale

 

Diego ha 45 anni, sono 20 anni che investe con la banca ********** e ha già un portafoglio costruito con diversi fondi attivi, tra cui molti fondi tematici.

 

Inoltre investe il TFR in un PIP. 

 

Diego non ha mai avuto un’analisi degli obiettivi e non ha mai avuto tempo di diventare un investitore professionista perciò si è completamente affidato al promotore finanziario della sua banca. 

 

Come primo step ho offerto a Diego un’analisi gratuita dei suoi strumenti finanziari e ho trovato delle incredibili inefficienze: sia i fondi attivi che il piano individuale pensionistico avevano dei costi medi superiori al 3% di commissioni bancarie e alcuni si avvicinavano addirittura al 4%.

 

Cosa significa questo?

 

Significa che Diego dopo 20 anni con un importo iniziale di 10.000 euro e versamenti di 100 euro mensili e il rendimento medio del 7% con uno strumento efficiente, avrebbe ottenuto un montante finale di 91.335 euro.

 

Quel 3% di commissione, facilmente eliminabile, ha lasciato a Diego un montante finale di 55.021 euro, lasciando più di 36 mila euro nelle tasche della banca.

 

Ecco a cosa serve un’analisi del portafoglio: a capire quali sono le inefficienze del portafoglio e simulare un piano finanziario migliore.

 

Sino al 2019 non esisteva l’albo dedicato ai consulenti finanziari autonomi, perciò le banche e le assicurazioni potevano giocare a modo loro. 

 

Dal 2019, grazie a nuove normative europee, le banche devono garantire più trasparenza e più comprensione agli investitori.

 

Un altro esempio è la Mifid II ex report costi: un documento che riassume sinteticamente i costi dei tuoi investimenti.

 

Sappi che nella maggior parte dei casi puoi risparmiare oltre il 90 % di quei costi, trasformandoli in RENDIMENTO.

 

L’obiezione comune dei promotori finanziari è: se costa meno, vale meno.

 

Questo significa giocare sporco con l’ignoranza del cliente, che non comprende a fondo la materia e prende le sue decisioni esclusivamente sulla fiducia.

 

Sappi che non è assolutamente vero e ora ti spiego il perché.

 

 

Cosa sono i fondi comuni d’investimento?

I fondi comuni sono strumenti di investimento, gestiti dalle società di gestione del risparmio (Sgr) che riuniscono le somme di più risparmiatori e le investono, come un unico patrimonio, in attività finanziarie (azioni, obbligazioni, titoli di stato, ecc.) o in immobili, rispettando regole volte a ridurre i rischi.

 

Perciò immagina i fondi come se fossero delle scatole che contengono al loro interno azioni di aziende e/o obbligazioni societarie o governative a cui l’investitore può accedere comprando una quota, quindi un piccolo pezzetto di quella scatola.

 

Un fondo può essere con una percentuale di azioni più alta, un altro fondo può avere una percentuale di obbligazioni più alta o un fondo può essere bilanciato.

 

Questo determina il rischio, quindi l’oscillazione di un determinato fondo d’investimento.

Fondi attivi vs Fondi passivi

Qui non voglio approfondire ogni aspetto tecnico, ci saranno altre occasioni per farlo, ma voglio farti comprendere la differenza delle 2 principali categorie di fondi

 

Abbiamo 2 categorie di fondi: Fondi attivi e Fondi passivi (ETF)

 

Fondi attivi: questi fondi hanno un gestore che seleziona quei titoli che secondo la sua strategia dovrebbero performare meglio di un benchmark.

 

Il benchmark è un indice di riferimento per verificare la reale performance di questo fondo.

 

Il benchmark di riferimento è fondamentale ed è fondamentale che sia un indice reale, non costruito dal fondo stesso: altrimenti sarebbe troppo facile perché il fondo si confronterebbe con un indice creato appositamente per essere battuto.

 

Il gestore può essere Warren Buffett dei tempi moderni, ma vuole la sua fetta: questa fetta fa parte dei costi che ho visto arrivare fino al 4 %.

 

Questo significa che investendo in quel fondo avrai la certezza di pagare il 4% di costi, ma non avrai assolutamente la certezza di avere dei rendimenti che giustifichino quel costo.

 

Ti faccio un esempio: se inizi ad investire in una fase laterale di mercato, un periodo che può essere più o meno lungo, in cui il mercato non porta alcun rendimento, tu continui a pagare quel costo ricorrente che pian piano corrode il tuo investimento senza portare alcun rendimento, ma una reale perdita.

 

E non sto ad elencarti i costi d’ingresso, d’uscita, di switch, di performance che sono dei costi aggiuntivi per remunerare ulteriormente le reti bancarie perché sono costi che il buon promotore ti potrà scontare, sempre se vorrà farlo, ma il costo di gestione ricorrente (scalato giornalmente) non può essere scontato.

 

Ma non è finita qui: a causa di questi costi, oltre al 90% dei fondi attivi, dopo 20 anni non riescono a battere il loro indice di riferimento.

 

Perciò costano di più e rendono meno.

 

Ora penserai: perciò basta selezionare quei fondi che battono il mercato per avere una performance migliore.

 

In realtà nessuno può sapere quali saranno quei fondi che batteranno l’indice di riferimento perché i dati si riferiscono al passato e il futuro non è prevedibile.

Come puoi vedere da questo grafico, la percentuale rappresentata dalla porzione arancione ci dice quanti fondi attivi SOTTOPERFORMANO il loro indice, quindi quei fondi a gestione attiva, cha hanno dei costi elevati e partono con la promessa di battere l’indice di riferimento come puoi vedere non riescono a mantenere quella promessa.

Fortunatamente esiste la soluzione per evitare i costi inutili, evitando di arricchire le banche ed impoverire gli investitori: la soluzione è comprare l’indice.

 

L’indice si compra tramite i fondi a gestione passiva (ETF), dove non c’è alcun gestore da remunerare e non c’è la pretesa di battere il mercato (battere il benchmark).

 

Per non complicarti la vita voglio dirti che questi indici sono costruiti dalle agenzie di rating come lo Standard & Poor’s, un’agenzia di rating privata, con base negli Stati Uniti, che realizza ricerche finanziarie e analisi sui titoli azionari e obbligazionari.

 

È una delle tre agenzie di rating più conosciute ed influenti del mondo, insieme a Moody’s e Fitch.

 

È famosa per l’indice S&P 500, che contiene le 500 aziende migliori e più capitalizzate degli Stati Uniti d’America.

 

Pensi di doverti ancora affidare al gestore che cerca di battere questo indice?

 

Pensi ancora che sia sensato acquistare uno strumento con un costo certo e con rendimenti superiori all’indice altamente improbabili?

 

Pensi ancora di doverti fidare e fare l’investitore con il paraocchi?

 

Negli investimenti si guardano i numeri, non il carisma o l’esperienza del promotore

 

“Le persone non dovrebbero fare stock picking, ma comprare solo index fund” ci consiglia Warren Buffett, l’investitore più conosciuto al mondo che ha fatto una fortuna con gli investimenti scegliendo le singole azioni value.

 

Per i comuni mortali, invece, non è semplice selezionare i singoli titoli perché aumenta notevolmente il rischio specifico ed è necessario avere una conoscenza non indifferente.

 

Inoltre non è semplice creare un portafoglio bilanciato selezionando le singole aziende rispettando il proprio profilo di rischio.

 

Perché la banca non propone l’ETF?


Semplice: perché non ha un interesse.

 

Inoltre, un aspetto che in banca non ti diranno mai, è che molti fondi a gestione attiva non sono a gestione attiva: copiano l’indice aggiungendo un costo.

 

E mi fermo qui.


Anzi no ! Voglio mostrarti un confronto reale di un fondo attivo reale tratto da una mia analisi di un portafoglio reale, confrontato con un ETF.

 

Non posso mostrare l’ISIN (il codice identificativo dello strumento finanziario) perché potrebbe avvicinarsi ad un consiglio d’investimento, cosa che posso fare solo con un contratto di consulenza.

Questa schermata l’ho catturata da Morningstar.it , una delle fonti più autorevoli per quanto riguarda gli strumenti finanziari, ti consiglio vivamente di visitarlo e verificare la bontà dei tuoi investimenti.

 

Ho messo la freccia sulle spese correnti, quelle spese che non possono essere scontate dal tuo promotore e vengono scalate giornalmente.

 

Vediamo che il fondo attivo ha le spese correnti del 2,71%, mentre il fondo passivo costa solamente lo 0,20%.

 

Ora arriviamo al dubbio che mi è stato sollevato più volte: se costa meno, vale di meno.

 

Cliccando la sezione “Portafoglio” vediamo quali sono i titoli che compongono il fondo, che immaginiamo come una scatola che contiene diverse azioni o obbligazioni.

 

I primi 5 titoli, quindi quei titoli che hanno più peso all’interno dei 2 fondi sono praticamente identici, con una differenza di peso.

Ora ricordiamoci che il fondo attivo promette di battere l’indice di riferimento, in questo caso promette di fare meglio del fondo passivo alla sua destra.

 

Nella sezione “grafico interattivo” possiamo confrontare il fondo attivo con il suo indice di riferimento, supponendo di investire 10.000 euro nel 2002 possiamo vedere il montante finale ottenuto con i due differenti investimenti

La linea blu rappresenta il fondo attivo che dovrebbe essere sopra alla linea rossa, mentre la linea rossa rappresenta il fondo passivo.

 

Incredibilmente il fondo a gestione attiva ha ottenuto una performance del 200% inferiore rispetto al fondo passivo.

 

Sei ancora convinto che se costa meno, vale meno?

 

Ci tengo a ricordare che i rendimenti non sono certi, le commissioni invece lo sono.

 

A presto!

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